Il De Sphaera estense è un codice membranaceo che giunse agli estensi nella seconda metà del secolo XV (circa 1470), molto probabilmente come dono di nozze del padre alla figlia Anna Sforza per il matrimonio di lei con Alfonso I d'Este.
Il De Sphaera ha una scrittura semigotica libraia: in rosso, seppia e azzurro nei disegni astrologici, e, alternativamente, in rosso e blu nei distici al piede delle tavole; al miniatore sono da attribuire la scrittura dei nomi dei pianeti (in oro Saturno, Marte, Venere,Luna) e in azzurro (Giove, Sole, Mercurio) mentre l'amanuense la vergatura normale.
L'origine del De Sphaera è sicuramente lombarda: la presenza degli stemmi visconteo e sforzesco dimostra senza possibilità di errore che il codice fu eseguito e miniato per la Corte di Milano, e, data la sua destinazione, in una delle più accreditate "botteghe".
Nel Libro de la salvarobba laddove vengono descritti i beni dotati di Anna Sforza, il De Sphaera, al contrario di altri testi (il Messale, qualche officiolo, alcuni manoscritti), non viene citato. Di congetture sul perché di questa mancata annotazione se ne sono fatte più di una. La più probabile è che sebbene entrambi le Corti fossero protettrici di astrologi, un testo comunque profano avrebbe incontrato il "divieto" del vescovo celebrante.
Purtroppo nel !770 il Tiraboschi aveva provveduto al riattamento dei manoscritti estensi (la Bibbia di Borso, il Breviario di Ercole I e il Messale di Anna) a cui pure il De Sphaera non si è sottratto, con risultati disastrosi sia per quanto riguarda la storia dei testi sia per quanto attiene alla biblioteca.
Il De Sphaera è stato privato della originaria rilegatura in velluto e ricoperto di ruvida bazzana.Il De Sphaera estense si trova nella Biblioteca Estense di Modena.
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